Stem. Una rete che sta crescendo
Secondo i dati pubblicati da Eurostat, meno di un giovane europeo su tre possiede oggi competenze tecniche avanzate, mentre quasi il 40% delle imprese segnala difficoltà a trovare profili con formazione Stem-Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Matematica. Il mismatch tra domanda di lavoro e competenze rischia di rallentare la crescita e l’innovazione delle aziende a livello globale, rendendo manifesto il gap culturale ancora da colmare, fin dai primi anni di scuola. Eppure, qualcosa sta cambiando: una rete crescente di associazioni, aziende e progetti sta lavorando per accompagnare le nuove generazioni, soprattutto le ragazze, verso percorsi scientifici e tecnologici. Lo fa con iniziative che funzionano, in sintonia con la richiesta del mercato.
«Crediamo che ogni donna abbia il diritto di valorizzare il proprio talento, senza essere limitata da barriere e stereotipi – spiega Laura Basili, co-founder insieme a Ilaria Cecchini di Women at Business, innovativa piattaforma di matching professionale al femminile. - Con Women at Business vogliamo dimostrare che crescere nel mondo del lavoro e intraprendere percorsi, anche sviluppando nuove competenze, negli ambiti Stem è possibile a ogni età e in ogni fase della vita. Oggi siamo una community di oltre 14.500 donne, con più di 150 corsi gratuiti pensati per formare le competenze più richieste dal mercato. Il nostro impegno si concretizza anche attraverso lo Stem Women Congress, format internazionale che culminerà nella sua seconda edizione italiana il 15 ottobre a Milano, per portare nelle scuole e nelle aziende un messaggio forte e chiaro — il futuro dell’innovazione ha bisogno di talenti diversi, di creatività e di coraggio. Le ragazze devono sentirsi libere di seguire le proprie passioni, anche in campo scientifico».
Il percorso di inclusione parte dai primi anni di scuola dove si gioca la partita più delicata: quella dell’autostima e dell’interesse per le materie scientifiche. Da qui nasce l’impegno di progetti come Bet she can che lavorano sulla “vocazione” Stem già in età prescolare, usando un linguaggio e attività che rendano queste materie vicine, creative e possibili. «In un contesto in cui la scuola fin dalla prima elementare tende a scoraggiare l’interesse delle bambine per la matematica - come dimostra un recente studio pubblicato su Nature, secondo cui in Francia bastano quattro mesi per far calare la motivazione delle alunne - anche i dati italiani confermano il problema: secondo il test Pisa 2022, le ragazze italiane ottengono 21 punti in meno dei coetanei maschi in matematica, con una presenza dimezzata tra gli studenti più brillanti (solo il 4,3% delle ragazze raggiunge i livelli più alti, contro il 9,7% dei ragazzi). In questo scenario, investire in progetti di empowerment Stem per bambine come Con l’altra metà del cielo o 1, 2, 3, Storia! Libricino dei mestieri, non è solo una questione di equità, ma una leva cruciale per l’innovazione: i Team R&D con una maggiore presenza femminile producono più brevetti e soluzioni tecnologiche ad alto impatto. E secondo il Boston Consulting Group, le aziende con leadership diversificata generano il 45% dei ricavi da innovazione, contro il 26% delle meno inclusive. Diversità significa nuove domande, nuovi sguardi, nuove soluzioni. Per un’Italia più innovativa, sostenibile e giusta, dobbiamo partire anche da loro: le bambine», sottolinea Marie-Madeleine Gianni, presidente e fondatrice di Bet she can.
Ma l’accesso alle opportunità non è solo una questione di genere, esistono territori in cui il concetto stesso di formazione tecnico-scientifica appare distante o impraticabile, come in molte isole minori italiane. È qui che interviene la Fondazione Sanlorenzo, con un’azione mirata a rimuovere i divari educativi e offrire strumenti concreti per far sì che ogni ragazzo possa scegliere liberamente il proprio futuro. «Con la Fondazione Sanlorenzo lavoriamo anche in quei luoghi dove la parola Stem sembra lontana e i percorsi di studio sono spesso fragili o appena avviati, come nelle isole minori – commenta Cecilia Perotti, che ha avuto l’idea della Fondazione insieme al fratello Cesare e al padre Massimo. - In molte di queste realtà, prima ancora di scegliere una carriera, i ragazzi si trovano di fronte alla decisione se continuare o meno a studiare, spesso con l’idea che restare significhi rinunciare. Con il Bando Oltremare – e con altri progetti – cerchiamo di rimuovere questo bivio, offrendo strumenti, visioni e opportunità concrete. L’obiettivo è aiutarli a costruire un futuro in cui possano scegliere, davvero, il proprio cammino. E nel farlo, restituire valore anche ai territori da cui provengono».
Anche il modo in cui si racconta la scienza può fare la differenza: bisogna farlo vivere in prima persona, con esperimenti, osservazioni e strumenti che facciano nascere meraviglia e accendano la curiosità. È l’approccio de Il cielo itinerante Aps, l’associazione fondata da Ersilia Vaudo, Alessia Mosca e Giovanna Dell’Erba che attraversa tutta Italia per avvicinare bambine e bambini alla scienza, soprattutto quelli che vivono nei luoghi più periferici, dove l’offerta culturale è più scarsa. «Crediamo che una piccola rivoluzione possa iniziare esponendo i bambini, soprattutto quelli provenienti da contesti caratterizzati da grandi divari educativi, a un nuovo modo di imparare la scienza: concreto, inclusivo e stimolante – racconta Ersilia Vaudo, co-founder e presidente de Il cielo itinerante. - Con il progetto Accademia del Cielo, formiamo giovani divulgatori scientifici per garantire una presenza costante sul territorio e creare un impatto duraturo. I risultati parlano chiaro: l'esperienza proposta da Il Cielo Itinerante cambia in meglio e in modo profondo la percezione dei bambini verso le materie Stem, contribuendo ad accendere in loro una scintilla di curiosità”.
Infine, il mondo del lavoro, vero banco di prova per queste competenze, deve farsi promotore di un cambiamento. «La ricerca e l’innovazione sono da sempre il cuore pulsante di ab medica – sostiene Francesca Cerruti, ceo di ab medica - Ogni anno destiniamo risorse significative alla ricerca scientifica, costruendo ponti solidi con il mondo accademico e favorendo così il progresso tecnologico e la qualità delle cure. In uno scenario in continua trasformazione, le discipline Stem rappresentano, senza dubbio, una chiave per il futuro: sono il motore che guiderà la sanità attraverso la trasformazione digitale che stiamo vivendo. È pertanto urgente abbattere stereotipi e barriere invisibili che, ancora oggi, tengono troppe ragazze lontane da questi percorsi. Occorre un cambiamento profondo e collettivo: dobbiamo coltivare la curiosità verso le materie scientifiche fin dai primi anni di scuola e sostenere la formazione delle nuove generazioni lungo tutto il loro cammino, fino all’ingresso nel mondo del lavoro. Il mercato richiede tecnologie sempre più avanzate, ma anche aziende capaci di innovare con responsabilità e visione. Il nostro impegno come ab medica è proprio questo: promuovere un’innovazione che metta al centro le persone e che sappia aprire le porte del futuro a tutte e a tutti».
Nel settore industriale, ci sono aziende che non si limitano a osservare il divario, ma aprono concretamente le porte a studenti e studentesse, trasformando l’alternanza scuola-lavoro in opportunità reali. È il caso di Tecnocupole Pancaldi, realtà manifatturiera italiana leader nella progettazione e realizzazione di sistemi di illuminazione, ventilazione ed evacuazione naturale di fumo e calore, guidata da donne, due coppie di sorelle e cugine, che ha scelto di investire sul talento, indipendentemente dal genere. “Nel nostro settore, dove tecnologia e manifattura si incontrano ogni giorno, crediamo che investire sulle competenze del futuro significhi anche aprire le porte alle nuove generazioni come le giovani donne che scelgono percorsi Stem. Da qualche anno abbiamo deciso di dare spazio concreto alle opportunità offerte dall’alternanza scuola-lavoro: accogliamo studenti e studentesse nei nostri reparti, offriamo percorsi di stage e, quando possibile, li trasformiamo in assunzioni. È una leva semplice ma potente, spesso sottovalutata anche nel nostro distretto industriale. Basti pensare che, nell’ultima stagione, solo due aziende si sono rese disponibili ad accogliere studenti: la nostra e uno scatolificio di Medicina, entrambe guidate da donne. Un dato che fa riflettere. Noi vogliamo continuare a esserci, perché crediamo che coltivare il talento, a prescindere dal genere, sia una responsabilità che le imprese devono assumersi con coraggio e visione», conclude Michela Pancaldi, ceo di Tecnocupole Pancaldi.
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